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Arcangela Tarabotti (al secolo Elena Cassandra) venne obbligata a diventare monaca, costretta in un ergastolo di celle e di inferriate, senza essersi macchiata di alcun delitto, per il consueto uso delle monacazioni forzate, allo scopo di lasciare il patrimonio di famiglia ad altri figli. Si immagina che Arcangela racconti varie vicende accadute a personaggi dell'epoca (tardo Rinascimento-primo Seicento), dai "femminicidi", molto frequenti già allora, tanto più che la condizione femminile era peggiore di quella attuale, alle avventure delle cortigiane, alla poetessa Gaspara Stampa, agli scandali dei conventi, alla pittrice Marietta Robusti, detta la Tintoretta. Un'altra reclusione forzata ha per ambiente il manicomio e carcere di Ferrara, dove finì imprigionato l'infelice Torquato Tasso, a cui Arcangela riserva la sua profonda partecipazione e solidarietà di donna, di letterata e di anima sensibile.